Mario Draghi con ogni probabilità sarà presidente del Consiglio, ma con assoluta certezza - a Dio piacendo - sarà il prossimo Presidente della Repubblica. Questo è un fatto. Un altro fatto indiscutibile è che la Lega di Matteo Salvini sia il partito con più consenso in Italia. E il terzo dei fatti che do per certo è la maggioranza alle urne del Centrodestra contro qualsiasi schieramento avversario. La conseguenza di questi tre fatti porta a un unico scenario: quando si andrà a votare e vincerà il Centrodestra con la Lega primo partito della coalizione e Salvini premier in pectore, l'incarico per formare il governo dovrà essergli dato da Mario Draghi.
Matteo Salvini questa riflessione non può non averla compiuta. E l'esperienza del 2018 non può non avergli insegnato che contro il Quirinale non nasce alcun governo, in Italia. Mattarella avrebbe potuto dare l'incarico esplorativo a Salvini - dato che la Lega era il partito con più voti nel Centrodestra - ma non lo fece.
Con ogni probabilità, un gruppo di "responsabili" sarebbe stato messo insieme, allora. Ma Capo dello Stato si rifiutò, salvo che neanche due anni dopo lo consentì al Conte disarcionato da Renzi, permettendo andasse in scena l'indecorso spettacolo parlamentare dell'accattonaggio di voti a Palazzo Madama per puntellare un esecutivo tra i peggiori se non il peggiore della storia della Repubblica Italiana.
Quindi, Matteo Salvini dopo che Mattarella contraddicendo sè stesso ha evitato di sciogliere le camere convocando l'ex Governatore della Bce per permettergli di formare un governo, s'è visto servire proprio dal Presidente della Repubblica su un piatto d'argento l'opportunità eccezionale, unica nella vita, di poter conoscere - e farsi conoscere - da colui che ne prenderà il posto al Colle.
Certo, Draghi non è Monti, Draghi ha senza dubbio in testa di dare il via a poderosi piani di investimenti pubblici, come insegnò Keynes che Draghi condivide appieno e Salvini con tutto il Centrodestra da tempo invoca per rilanciare il nostro Paese devastato da due contemporanee catastrofi: il Covid e il governo Pd-M5s-Leu.
Draghi non è un liberista che adora il turbo capitalismo e neppure uno tetro statalista che si appresta a saccheggiare i conti correnti e i beni dei risparmiatori come invece vorrebbero fare Grillo - che l'ha addirittura annunciato come obbiettivo dell'M5s per appoggiare Draghi - e il Pd che neppure troppo velatamente lo fa dire a "esperti" e "commentatori" della sua area politica.
Draghi al contrario vuole razionalizzare la tassazione senza manco per sbaglio aumentarla e anzi lavorando per diminuirla. Musica, per le orecchie della Lega, di Forza Italia e Fratelli d'Italia ed infatti Giorgia Meloni non ha mancato di precisare che "non sarà un'opposizione preconcetta, Fratelli d'Italia voterà a favore delle misure del governo Draghi che aiuteranno a risollevare la nazione".
Tuttavia, l'appoggio sorridente a Draghi da parte specialmente di Matteo Salvini rappresenta una sorta di percorso di laurea politica. E' stata una decisione impegnativa molto più di quanto appaia. Sì, Matteo l'ha presa per il bene dell'Italia, non c'è dubbio, ha anteposto l'interesse della nostra amata nazione a quelli del partito, perfino dell'alleanza di Centrodestra. Draghi è un economista di primissimo ordine su scala mondiale. Matteo un politico di primissimo ordine su scala nazionale. E' grazie a Salvini e unicamente a Salvini che la Lega ha ottenuto il diffuso consenso che non da oggi raccoglie tra gli italiani senza distinzioni di latitudine. Resta il fatto, però, che sarà con Mario Draghi personalmente che nei prossimi mesi avrà tutti i giorni a che fare, sia che venga nominato ministro, sia che la situazione resti com'è.
Sarà un'esperienza straordinaria dalla quale Matteo Salvini avrà molto in cambio. Il percorso di laurea sarà proprio questo.
Alla fine, potrà presentarsi davanti a un traguardo che ogni persona che fa politica per passione, col cuore, con tutta l'energia che Dio gli ha dato, vorrebbe poter attraversare, nella vita.
Diventare uno statista.
Forza, Matteo. L'ora è arrivata.
Max Parisi