ARRIVA L'ESTATE BOLLENTE! DATA PER DATA, ECCO IL CALENDARIO DELLE TREMENDE ONDATE DI CALDO (FISCALE) IN ARRIVO IN ITALIA
giovedì 21 maggio 2015L’estate 2015 si preannuncia particolarmente calda. Non stiamo parlando di previsioni meteo però, ma delle scadenze fiscali che si annunciano come l’ennesima mazzata per i contribuenti italiani.
Vediamo nel dettaglio cosa ci attende a partire da giugno, e cioè il gioioso mese (per il visco sanguisuga) che sta per arrivare e che apre la "bella stagione" delle rapine fiscali ai cittadini italiani (e nonostante ciò il debito pubblico continua inesorabilmente a crescere)
Si comincia con il 16 giugno:
E' l'ultimo giorno di versamento saldi e/o acconto delle imposte per addizionali e contributi risultanti dai Modelli Unico 2015 e irap 2015, tra i quali:
- IRPEF, IRES, IVAFE,
- maggiore iva e maggiorazione del 3% da adeguamento agli studi di settore
- acconto del 20% per la tassazione separata
- imposte sostitutive (ad es. nuove iniziative produttive e regime dei minimi)
- contributi previdenziali (inps commercianti e artigiani, gestioni separate)
- saldo IVA annuale portato in Unico
- diritto annuale della camera di commercio
Si prosegue con il 30 giugno:
- modello unico persone fisiche in forma cartacea
Dopo di che c'è il 31 luglio:
- Modello 770 semplificato ed ordinario
E per chiudere "in bellezza" l'estate c'è l'appuntamento fiscale del 30 settembre:
- Unico, IVA, IRAP, è l’ultimo giorno per la trasmissione telematica dei modelli Unico, Irap, IVA, Consolidato nazionale e mondiale 2015 in relazione al periodo d’imposta 2014.
Come possiamo vedere si tratta di un’autentica mitragliata di scadenze estive che, oltre a dissanguare le tasche dei cittadini, rappresentano un calvario di date ed adempimenti da far impazzire commercialisti e fiscalisti, con relativi costi di ore uomo, oltre che economici per i cittadini.
Già, perché troppo spesso ci si dimentica che oltre alla pressione fiscale “visibile”, ovvero le aliquote fiscali e/o tributarie, esiste quella “occulta”, cioè i costi necessari per adempiere agli obblighi fiscali, che dovrebbero ben essere aggiunti ai primi.
Certo, in questo momento il governo si sta esaltando per la crescita del PIL di “ben” lo 0,3% affermando pomposamente che la recessione è finita.
Peccato che, per stessa ammissione del ministero delle finanze, di questo 0,3%, l’80% derivi da fattori esterni legati alla svalutazione del dollaro ed al calo del costo del petrolio. La “grande ripresa” italiana, legata ai fattori interni, ovvero a consumi nostrani, depurata dalle congiunzioni astrali favorevoli sarebbe quindi di “ben” 0,06%, ovvero encefalogramma piatto.
Questo significa che in Italia non esiste alcuna ripresa, il tessuto economico è incancrenito, i consumi non ripartono e la disoccupazione rimane alle stelle.
L’unica cosa che cresce con costanza è il debito pubblico, che ha toccato a febbraio il nuovo record di 2.169 miliardi, alla faccia del risanamento dei conti sbandierato dal premier non eletto.
Il punto su cui vogliamo far riflettere i lettori è questo: se anche in presenza di una congiuntura internazionale estremamente favorevole, il PIL non riparte, alla prima correzione del ciclo verso il ribasso, cosa accadrà all’Italia? Ovviamente una nuova recessione, con ulteriore aumento della pressione fiscale per rispettare i folli parametri Ue, e, a cascata, crollo del PIL, aumento della disoccupazione e esplosione del debito pubblico.
Questo è il risultato delle “ricette” imposte dalla Ue e dall'FMI all'Italia in nome dell’austerità, del risanamento dei conti e della “durezza del vivere” tanto cara agli oligarchi (purchè sia imposta agli altri).
E nel frattempo, Arthur Laffer potrà realizzare un nuovo libro sulla validità delle sue teorie, studiando un esempio pratico: il disastro italiano provocato dagli ultimi tre governi.
Luca Campolongo