Le ragioni per le quali la casta della magistratura non vuole alcuna riforma della giustizia sono così evidenti che si corre il rischio di considerarle banali.
Senza la pretesa di "scrivere una riforma" con questo articolo, offro alcuni spunti d'analisi. E alcune proposte.
Inizio dalla struttura dell’apparato giudiziario, riferito al penale. Tre gradi di giudizio, tempi inenarrabili, costi proibitivi (per l’imputato) per arrivare alla Cassazione. Riforma: cancellazione di due dei tre gradi. Sentenza in giudicato al primo (e unico grado) di giudizio. Conseguenze: licenziamento dei due terzi dei magistrati attualmente in servizio.
Riforma: separazione netta tra accusa e corte giudicante, trasformazione dei pubblici ministeri in “avvocati dell’accusa” su modello americano o anglosassone. Conseguenze: nessuna carriera incrociata tra quella accusatoria (pubblico ministero cioè avvocato dell’accusa) e carriera giudicante.
Riforma: cambiamento del concetto di “corte di giustizia”. Su modello americano, la corte è unicamente popolare. Il giudice dovrà solo “promulgare la pena” e non decidere se l’imputato è innocente o colpevole. Il giudice – uno solo per ogni processo penale – potrà respingere la sentenza della corte e rinviare il processo a una nuova corte, ma dovrà motivare l’atto, che verrà valutato. Se il nuovo processo dovesse confermare la precedente sentenza respinta, il giudice dovrà sottostare ad apposito giudizio valutativo. Conseguenze: azzeramento delle attuali carriere in magistratura e ulteriore riduzione degli organici, non più necessari.
Riforma: potenziamento dei tribunali con Corti di giustizia grazie alla semplificazione e allo snellimento ottenuti con le riforme appena enumerate. Conseguenze: velocizzazione dei processi con riduzione dei tempi di attesa e di giudizio, ma anche aumento delle giornate lavorative dei magistrati, che diventeranno di 8 ore (obbligatorie) per 11 mesi l’anno, salvo necessità d’urgenza. Le ferie non potranno superare i 25 giorni lavorativi l’anno.
Riforma: gli stipendi dei magistrati, ovvero dei giudici, saranno aumentati fino alla retribuzione netta di euro 10.000 mensili. Gli stipendi degli “avvocati dell’accusa” saranno allineati a quelli dei giudici, meno il 30%. Conseguenze: data la forte riduzione di organici, la macchina della giustizia italiana ridurrebbe i costi per lo Stato del 50% fino a un massimo del 70% a regime.
Ora, domandatevi: perché la magistratura non vuole alcuna riforma della macchina giudiziaria?
Dal mio punto di vista, i motivi hanno ben poco a che vedere con la difesa della giustizia in quanto tale, e molto a che fare con carriere garantite - pensate, il "criterio" oggi è quello dell'anzianità di servizio. Pazzesco - succulenti stipendi in rapporto alle poche giornate lavorative annuali (45 giorni di ferie, al minimo) e alle poche ore lavorate (mai più di 6 al giorno). Quindi, si tratta di difesa corporativa della casta? D'altra parte, l'abolizione di due gradi di giudizio, l'eliminazione dell'attuale CSM e la trasformazione della Cassazione in Corte Suprema al cui ricorso la legge dovrà dare connotati ben precisi e limitativi, senza per altro bloccare l'esecuzione della sentenza del primo e unico grado di giudizio, è certo che disintegrerà la casta della magistratura italiana. Unica al mondo - nel consesso dei Paesi Occidentali - a godere di così tanti privilegi per così poco lavoro svolto.
max parisi