Esistono ministri incompententi. Ed esistono persone incapaci. La signora Trenta appartiene a questo secondo gruppo. Avete presente la famosa casalinga di Voghera? Ecco, lei, andata in visita ai parenti a Torvajanica, scese per sbaglio davanti al ministero della Difesa. Circonfusa e sudata trascinando in ciabatte il trolley s'è avvicinata all'ingresso e lì un venditore di bibite del San Paolo le ha chiesto se voleva accomodarsi a prender fiato un attimo sulla poltrona del ministro. Avvenne proprio mentre era là a discuterne un avvocato del popolo che vedendola capì quanto fosse azzeccata la scelta del piazzista di bevande in bottiglietta e in men che non si dica le sciorinò il decalogo dell'incarico che la poveretta prese per l'elenco delle cose da vedere in quel palazzo e volentieri firmò in calce. Più o meno, è andata così. Ed è così che abbiamo una ministra che continua a pensare d'essere in visita turistica ciabattando alle sfilate militari, balbettando alle riunioni di governo dove ancora oggi non capisce la differenza con quelle di condominio continuando a domandarsi come mai non si parli più della derattizzazione che ogni anno si faceva nelle cantine. E fin qua, verrebbe da sorridere, l'Italia ne ha viste di peggio. Ci fu un ministro della Giustizia che dall'alto del suo diploma di terza media pontificava sulle riforme indispensabili al suo dicastero. Certamente fu per la sua incompetenza che l'eveva scelto, tal Prodi. Ve lo ricordate? Era Mastella. Ma forse Prodi fece bene, tutto sommato, a metterci Mastella in quel posto, se si tiene conto di cosa poi, neppure tanto poi, è uscito sul Csm. Chi si somiglia si piglia, o no? E allora, anche la Trenta da questo punto di vista ha una perfetta collocazione. Sta in compagnia di Toninelli, un genio rubato alla professione di piastrellista e messo a capo dei Trasporti assieme a quell'altro che chiamandosi Bonafade almeno avrebbe dovuto onorare l'altisonante cognome tirando mazzate sul Consiglio superiore della magistratura dove della buonafede dei partecipanti s'è persa ogni traccia, ed invece è rimasto imbambolato a guardare il disastro della magistratura italiana, non si sa se facendosi un selfie o toccandosi le parti basse, data la sfiga che senz'altro deve aver pensato d'aver beccato, trovandosi nel posto giusto da persona sbagliata.
Ebbene sì, potrei andare avanti, ma più per ribrezzo che per assenza d'ironia mi fermo qua. Capite che ci vuole pazienza per governare, ma la pazienza che è la virtù dei forti non è però la virtù dei fessi. Noi non siamo rancorosi come quell'Aldo Grasso che scrive sulla Pravda della Sera peste e corna di Salvini perchè va al mare a Milano Marittima e non nella Capalbio dei puzzoni rossi suoi amici che però, vacca puttana, non l'hanno mai fatto diventare direttore nonostante i laghi di saliva che ha usato per leccar loro i piedi.
Noi no. E per cui, ben vengano anche le liti. Però, per favore, qualcuno rimandi a Voghera la casalinga e a rifar pavimenti il piastellista. Così com'è questo governo non può continuare. Perchè spiegare cos'è l'autonomia a Toninelli è oltre la portata delle possibilità umane e cercare di far capire cos'è una legge alla Trenta è estraneo alle facoltà mentali del soggetto in questione. Questo, naturalmente, partendo dal presupposto che tutti loro inclusi i non nominati siano in buonafede.
Mi raccomando. Ho scritto buonafede. Non fare confusione. Sarebbe una catastrofe.
Max Parisi