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INCHIESTA / IL TAGLIO RADICALE DELLE TASSE NON AUMENTERA' IL DEBITO PUBBLICO, LO FARA' DIMINUIRE: LA CURVA DI LAFFERlunedì 24 giugno 2019Mentre gli oligarchi dell’uscente commissione ue sono presi dai loro ultimi, inutili e spregevoli rantoli contro l’Italia minacciando una procedura d’infrazione che non spaventa nessuno (lo spread, nonostante i nostrani media totalmente asserviti agli interessi stranieri starnazzino in continuazione di situazione drammatica, è sceso e l’ultima asta di BTP è andata oltre le più rosee previsioni), il vice premier Salvini ha ribadito l’intenzione di portare avanti il progetto di flat tax e riduzione del carico fiscale seguendo il modello di Laffer, l’economista più odiato dai suoi colleghi che la storia ricordi. Premesso che solo gli idioti possono pensare che l’economia sia una scienza esatta e che il comportamento umano (perché l’economia è prima di tutto comportamento umano), possa essere ricondotto a delle equazioni matematiche, Laffer ha basato la sua teoria non su astruse formule, ma sulla più banale (e corretta) osservazione dei fatti. La sua conclusione è semplice puro buon senso: se spingo la tassazione oltre un certo livello, la gente smetterà di lavorare oppure si ingegnerà per evadere il fisco. Per quale motivo? Facile da capire: chiunque lavori vuole godere del frutto del proprio sudore e se di quel frutto gliene resta troppo poco perché il resto viene “espropriato” dall’imposizione fiscale, prima o poi si stancherà ed appenderà il martello al chiodo o troverà il modo di nascondere il frutto alle unghie rapaci del fisco. Qua sotto, la famosa "curva" inventata dall'economista Laffer. Ed è chiarissima: più aumenta la "PF" cioè la pressione fiscale, più diminuisce "G" ovvero il gettito fiscale, che è quanto i contribuenti nel loro insieme pagano. Fino ad un certo aumento della Pressione Fiscale il Gettito sale, quando arriva all'apice sopportabile dai contribuenti l'aumento del Gettito si ferma, e non appena la Pressione Fiscale aumenta ulteriormente il Gettito diminuisce fino ad arrivare a zero quando la Pressione Fiscale diventa massima. Cioè quando tutti i contribuenti decidono di non pagare o sono nell'impossibilità di pagare perchè farlo mette a repentaglio la loro stessa sopravvivenza economica e quella delle loro famiglie. Questo comportamento, badate bene, non si riscontra solo negli imprenditori o nei liberi professionisti: nei lavoratori dipendenti si manifesta in altri modi. Chi è a busta paga e vede ridursi sempre di più i salari in nome della competitività, semplicemente riduce sempre più il proprio impegno e la propria produttività. Per cui, quando l’OCSE spara la vaccata di criticare il salario minimo, dimostra per l’ennesima volta di vivere in una dimensione totalmente avulsa dalla realtà. Emblematico, per capire gli economisti ed i loro clamorosi errori (non una delle previsioni fatte dopo la crisi del 2008 dai vari economisti “neolibbbberisti” si è verificata) è questo breve passo tratto dall’ultimo libro di Ilaria Bifarini, che si autodefinisce una bocconiana redenta: “Quando è stato chiesto a Robert Lucas il motivo del fallimento dei modelli del Fondo Monetario Internazionale nel prevedere la crisi del 2007-2008, questi ha risposto: ‘Il modello non prevede la crisi, ma quello che sarebbe successo senza la crisi’. Insomma, se qualcosa non va come dovrebbe, la colpa non è del modello, ma della realtà che non rispetta le ipotesi del modello economico!” E questo approccio è esattamente quello che sta portando avanti con testarda arroganza la ue, maestra di modelli macroeconomici sbagliati, arrogante ed inflessibile nell’infliggere sofferenze ai propri popoli in nome di modelli macroeconomici (l’austerità “espansiva”), buoni solo nei computer di chi li ha inventati. Di fronte a queste idiozie, il vice premier Salvini rilancia con una ricetta che funziona: tagliare le tasse per rilanciare l’economia, quindi il pil e di conseguenza portare ad un incremento delle entrate fiscali successivo. Il meccanismo è semplice e, appunto, improntato al buon senso: se io taglio le tasse, il signor Rossi avrà più soldi in tasca, uscirà un paio di volte in più al ristorante, si farà qualche giorno in più di vacanza, magari deciderà pure di ristrutturare cosa. A fronte di un signor Rossi che spende in questo modo, ci sarà il pizzaiolo Verdi che aumenterà i suoi incassi, l’albergatore Bianchi pure e il muratore Gialli idem. Ma se questi aumentano gli incassi, spenderanno a loro volta di più, innescando un circolo virtuoso di crescita dell’economia e quindi del gettito fiscale (maggiori guadagni= maggiori tasse). Tuttavia, il sistema funzionerebbe anche a parità di gettito fiscale, perché se il pil aumenta, il rapporto debito/pil diminuisce, anche in presenza di un aumento del debito pubblico. Non ci credete? Vediamo un esempio numerico
Anno 1 à pil 100, debito 120 à debito/pil 120 Anno 2 à pil 105, debito 125 à debito/pil 119,04 Anno 3 à pil 110, debito 130 à debito/pil 118,18 E cosa succede, invece, applicando un aumento della pressione fiscale o un taglio della spesa pubblica per beni o servizi (lo stato spende meno per sanità o per infrastrutture, ecc.) come pretenderebbero gli oligarchi ue? Se lo stato taglia i servizi, i cittadini dovranno mettere mano al portafoglio per pagare ciò che prima ricevevano “gratis”, per cui ridurranno i consumi, riducendo il pil e facendo esplodere il rapporto debito/pil. Rivediamo un esempio numerico, più generoso di quello di prima, perché prevede che il debito rimanga invariato (ma sappiamo che non è cosi, in quanto tende comunque ad aumentare) Anno 1 à pil 100, debito 120 à debito/pil 120 Anno 2 à pil 95, debito 120 à debito/pil 126 Anno 3 à pil 90, debito 120 à debito/pil 133 Questo è esattamente quanto accaduto in Italia seguendo le ricette dei “geni” degli oligarchi ue, per non parlare della Grecia, il cui rapporto debito/pil all’inizio della crisi era al 109% ed oggi è al 177,8%. Eppure per gli oligarchi ue la Grecia oggi è un paese risanato. Certo, risanato secondo i loro concetti di macelleria sociale che considerano gli esseri umani meri fattori produttivi al pari di un tornio o di un trapano, da mantenere in vita fin che possono produrre e da “terminare” appena diventano obsoleti (a cosa credete che servano i vari dibattiti sull’eutanasia?). Dove avevamo sentito questi concetti? Ah, sì, nel terzo reich tedesco. Ora, se le politiche economiche proposte dalla ue sono palesemente fallimentari, solo degli analfabeti funzionali o degli individui in malafede potrebbero pensare di portarle ancora avanti, anziché stravolgere completamente il paradigma e fare, se non l’esatto contrario, quasi, ovvero puntare su una drastica riduzione fiscale, magari accompagnata da un piano di investimenti pubblici in infrastrutture e sanità. Oggi non è più tempo di restare seduti, è tempo di decidere da che parte stare: da chi gongola per l’aumento della mortalità infantile in Grecia (ue ed i loro partiti fiancheggiatori italiani) o da quella di chi vuol dare un futuro ai nostri figli (il governo lega-5S), altre opzioni non ce ne sono. L’Eretico
Fonti: Ilaria Bifarini, “Inganni economici, quello che i bocconiani non vi dicono”, 2020, youcanprint https://www.internazionale.it/notizie/guillaume-duval/2018/08/31/crisi-grecia-dieci-grafici http://vocidallestero.it/2019/06/14/i-mercati-finanziari-danno-una-mano-a-salvini-nella-contesa-con-la-ue/ https://www.nytimes.com/2019/06/19/us/politics/arthur-laffer-medal-of-freedom.html
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