SINDACATI DI POLIZIA: LIBERO L'AFRICANO ACCOLTELLATORE DI MILANO, STATO NON MERITA I QUOTIDIANI SACRIFI DEI POLIZIOTTI
giovedì 20 luglio 2017"Un sistema in cui la vita di un Servitore dello Stato vale poco o nulla, in cui chi si aggira armato in mezzo alla strada menando fendenti e aggredendo un poliziotto torna tranquillamente in libertà, in cui una persona che non ha i requisiti per restare in Italia viene espulsa sulla carta ma rimane nel paese ancora e ancora senza che si riesca ad ottemperare ai provvedimenti dell'Autorità, con ciò dimostrando che ancora una volta alle parole non seguono i fatti per chi delinque, è un sistema che davvero dimostra di non meritare i nostri quotidiani sacrifici".
"Si aspetta con assoluta nonchalance che ci scappi il morto ammazzato dall'ennesimo soggetto già ben noto alle Forze dell'Ordine che non si trova in carcere o non è stato espulso, cosa che si è già verificata in Italia. E' davvero vergognoso".
Questo è l'inizio in una dichiarazione di Domenico Pianese, segretario generale del Coisp, Sindacato Indipendente di Polizia, riguardante la decisione di scarcerare con il solo obbligo di firma il 31enne africano della Guinea senza diritto di stare in Italia e già colpito da decreto di espulsione del questore di Sondrio, per altro mai eseguito, che tre giorni fa ha aggredito con un coltello un poliziotto all'esterno della Stazione Centrale mentre con altri agenti tentava di bloccarlo. Solo il fatto che il poliziotto indossasse il giubbotto antiproiettile - penetrato dalla lama dell'aggressore fino a provocare una leggera ferita al poliziotto - ha impedito che il tutore dell'ordine fosse ucciso.
"Ogni volta che un irregolare non viene espulso come dovrebbe - continua il comunicato del sindacato di polizia - tornando di fatto libero di andare esattamente dove vuole e di tramutarsi in uno dei tanti 'fantasmi' che si aggirano per il Paese, oppure che un condannato non viene mandato in carcere come dovrebbe o che un soggetto pericoloso non viene 'neutralizzato' per garantire la sicurezza altrui, non si fa altro che vanificare totalmente il nostro lavoro, che già è delicato e difficile e che comporta rischi continui e gravissimi per noi".
Parole che denunciano la gravità estrema della situazione prodotta in Italia dall'invasione africana in atto.
"E' indispensabile ripensare alcuni meccanismi che, di fatto, contrastano con l'esigenza di garantire sicurezza e legalità ai cittadini che ne hanno un sacrosanto diritto, e che aumentano esponenzialmente i rischi che dobbiamo fronteggiare esponendoci continuamente a pericoli che non di rado potrebbero essere evitati o ridimensionati. Noi continuiamo a compiere il nostro dovere irremovibili, ma è impossibile fare sicurezza se il sistema Stato non garantisce serietà, coerenza, fermezza e severità alla sua azione complessiva".
Redazione Milano