WALL STREET JOURNAL: MPS SARA' NAZIONALIZZATA, MA QUESTO NON RISOLVERA' LA CRISI DEL SISTEMA BANCARIO ITALIANO
venerdì 16 dicembre 2016NEW YORK - Il settore bancario italiano, scrive Giovanni Legorano sul Wall Street Journal, e' oppresso da un'economia stagnante e da un modello di business ultra-tradizionale, e difficilmente, pertanto, il salvataggio di Monte dei Paschi di Siena bastera' a trarre d'impaccio l'intero settore del credito. La nazionalizzazione di Monte dei Paschi, scrive Legorano, appare ormai sempre piu' probabile; non pochi, a Roma, sollecitano anche il governo a prendere l'iniziativa, cosi' da avviare l'arduo processo di dismissione dei 360 miliardi di euro di crediti deteriorati che gravano sul settore bancario.
Tuttavia, "ad eccezione del possibile supporto un pugno di istituti di credito piccoli e criticamente malati, un intervento esteso all'intero settore appare improbabile". Tanto piu' che la prospettiva di elezioni anticipate il prossimo anno, e l'ascesa delle forze politiche populiste, dissuadera' quasi certamente il nuovo governo di transizione dall'assumere una condotta decisa oltre gli immediati problemi di Mps.
Le banche italiane scontano gravi problemi su piu' fronti, scrive Legorano: "Un'economia quasi ferma al palo - si prevede non crescera' piu' dell'1 per cento nei prossimi anni - e un modello di business ultra-tradizionale che offre poco scampo dai danni dei bassi tassi d'interesse in gran parte del settore finanziario europeo". In Italia i tassi d'interesse sono rimasti perlopiu' stabili nonostante l'aumento di quelli Usa, e cio' ha ridotto al minimo i margini di profittabilita' delle banche. Al contempo, gli scarsi investimenti produttivi grava su una domanda di credito generalmente debole, che non si muove da oltre due anni.
Dal 2008 ad oggi, le banche italiane hanno visto calare di un terzo il fatturato derivante dall'attivita' di credito. I costi, invece, restano elevati: le banche italiane "danno lavoro a 350 mila persone, e destinano il 64 per cento del loro fatturato alle spese operative, contro il 50 per cento delle banche spagnole e il 60 di quelle greche". Le rigidita' contrattuali e del mercato del lavoro rallentano e ostacolano i piani di riduzione dei costi, che nell'arco di un anno sono calati del 2 percento.
Il risultato, conclude Legorano, e' che il return on equity, ovvero la capacita' di remunerare il capitale di rischio, misura della profittabilita' delle banche, era del 4,8 per cento lo scorso anno, contro il 14 per cento delle banche irlandesi e l'8,3 per cento di quelle francesi. Nel frattempo, stando all'Autorita' bancaria europea il 16 per cento dei crediti italiani sono inesigibili, il triplo della media Ue.
Il drastico piano di riordino annunciato da UniCredit, sottolinea infine Legorano, non fa che esporre la misura della sottocapitalizzazione del sistema bancario italiano, in un contesto dove "le cattive notizie non hanno fatto che accumularsi: i prolungati problemi economici italiani spingono piu' aziende all'insolvenza, ma i profitti sottilissimi delle banche non bastano a coprire le perdite di una eventuale svalutazione dei crediti deteriorati".
Redazione Milano