DONALD TRUMP SBUGIARDA IL NEW YORK TIMES: ''SCRIVE FALSITA' SU DI ME E SUL MIO STAFF, INVENTA TENSIONI INESISTENTI''
giovedì 17 novembre 2016NEW YORK - Non si ferma la guerra del presidente Donald Trump contro i media propalatori di bufale su di lui e il suo staff. Ieri il presidente eletto ha criticato il New York Times, ha attaccato alcuni reporter per averlo seguito all'interno di un ristorante, scrivendo tutto ancora una volta su Twitter, così da parlare direttamente ai cittadini senza "mediazioni".
Infine sul social network Donld Trump ha smentito le voci che ha fatto circolare ad arte dalla stampa avversaria alla sua elezione sul fatto che sia in corso una guerra interna nel suo team di transizione.
Nei giorni scorsi Trump aveva usato Twitter contro il quotidiano di New York. E ieri ha continuato: "La storia dello scarso @nytimes è totalmente sbagliata - ha twittato - la transizione sta procedendo senza problemi. E inoltre, ho parlato con tanti leader internazionali".
Il New York Times aveva attaccato il Presidente Trump per aver avuto una telefonata con il presidente dell'Egitto e con il primo ministro d'Israele, facendo invece aspettare 24 ore il premier britannico Theresa May, ma erano clamorose bufale Tutte bugie per Trump che ancora una volta ha potuto usare Twitter come mezzo diretto di comunicazione:"Ho ricevuto telefonate da Russia, U.K., Cina, Arabia saudita, Giappone, Australia, Nuova Zelanda e altri. Sono sempre disponibile per loro. Il @nytimes è solo sconvolto dal fatto che si sono mostrati stupidi nel modo in cui mi hanno seguito", ha continuato il presidente eletto su Twitter.
Sempre nella giornata di ieri il Presidente Trump aveva scatenato l'ira dall'associazione dei reporter della Casa Bianca. È "inaccettabile che il prossimo presidente degli Stati Uniti viaggi senza avere al suo seguito un gruppo di giornalisti per registrare i suoi movimenti e tenere informato il pubblico rispetto alla sua posizione", ha scritto in una nota il presidente dell'associazione, Jeff Mason.
La nota arriva dopo che martedì sera Donald Trump ha partecipato a una cena a New York al famoso Club 21 - il cui ingresso è riservato solo ai soci - senza avere con sé nessun giornalista in grado di "controllare e raccontare le sue azioni" lamenta l'associazione reporter della Casa Bianca, "dimenticando" però di dire che era stata una cena privata a cui hanno partecipato solo i suoi più stretti familiari e come tale non era un evento pubblico.
L'associazione, tuttavia, ha fatto sapere di aver apprezzato le rassicurazioni arrivate dal team di transizione che ha fatto sapere che continuerà a garantire accesso alle strutture della Casa Bianca e al presidente come da tradizione. "Ma il momento per agire è ora. Ci sono diversi giornalisti a New York per seguire la scelta della nuova amministrazione da parte del presidente eletto. È fondamentale dare loro la possibilità di lavorare". Certo, ma nelle sedi opportune, non di sicuro al ristorante...
Il team di transizione aveva fatto sapere alla stampa che Trump non avrebbe più avuto eventi pubblici in programma, senza menzionare la cena in una steakhouse, che per l'apputo non era un evento pubblico.
L'ex Speaker della Camera, il repubblicano Newt Gingrich che sin dall'inizio è molto vicino a Trump, ha detto che i reporter si dovranno abituare allo stile da "amministratore delegato" che ha il nuovo presidente. "Molto probabilmente creerà confusione nella stampa politica tradizionale perché loro applicano degli standard tradizionali e tu non puoi farlo con Trump", ha detto Gingrich in una intervista a Fox News.
Trump è abituato - e lo ha dimostrato ampiamente in tutta la sua carriera imprenditoriale - di preferire i fatti alle parole, a differenza di Obama. La "grande stampa" Usa, a partire dal New York Times e dal Washington Post entrambi schierati con la Clinton, dovranno farci l'abitudine.
Redazione Milano