INCHIESTA BANCHE UE / TEDESCHE SULL'ORLO DEL BARATRO, SPAGNOLE VANNO MALE, E SONO LE SOFFERENZE ITALIANE, IL PROBLEMA?
lunedì 8 febbraio 2016I numeri non mentono: dal 2011 a oggi l'insieme delle banche italiane ha perso - perso da intendesi come perdite iscritte come tali a bilancio - circa 50 miliardi di euro, a cui vanno aggiunti altri 200 miliardi di euro di sofferenze non ancora tramutatesi contabilmente in perdite, ma tali a tutti gli effetti già ora.
Che sia una catastrofe, non può sfuggire a nessuno, ma la domanda è un'altra: solo l'Italia è combinata così, nella Ue, o ha compagni di disavventura?
Cominciamo col dire che questi 50 miliardi totali di euro di perdite delle banche italiane sono meno di quanto ha perso la sola Royal Bank of Scotland, che dal 2008 ha messo insieme 48 miliardi di sterline di buco nei suoi conti, per salvare i quali è stata nazionalizzata. Per le casse britanniche, è stato necessario un esborso di pubblico denaro pari a oltre 150 miliardi di sterline e nonostante ciò la banca scozzese ha continuato ad accumulare perdite, tornando all'attivo (modesto) solo nel 2015.
E rimanendo per il momento in Gran Bretagna, vogliamo parlare del Lloyds Banking Group? Il colosso bancario londinese ha accumulato quasi 6 miliardi di sterline di perdite dal 2010 al 2013 e benchè dopo sia tornato a far quattrini, oggi, nel 2016, non è ancora tornato a recuperare i valori del 2008.
Ma il vero buco nero delle banche d'Europa non è la scalcinata MPS, bensì la tedeschissima Deutsche Bank, la quale ha chiuso il bilancio del 2015 con la colossale perdita di 6,8 miliardi di euro, e per capire esattamente lo stato di "salute" della suddetta basti sapere che dal 2010 ad oggi Deutsche Bank ha perso il 70% - settanta per cento! - del suo valore in Borsa a Francoforte. Chi aveva investito 100 euro in azioni Deutsche Bank nel 2010 oggi si ritrova con in mano 30 euro.
A ciò si aggiunge che questa banca tedesca ha dovuto accantonare fino a questo momento quasi 4 miliardi di euro per cause legali contro di lei in mezzo mondo, a partire dagli Stati Uniti.
E chi pensasse che si tratti di una caso - per quanto enorme - isolato nel panorama bancario tedesco, è completamente fuori strada
E ci possiamo scordare della Commerzbank? Ovviamente, no. Ha ricevuto ingentissime sovvenzioni pubbliche e nonostante ciò, questa, che per importanza è la seconda banca di Germania dietro la pericolante Deutsche Bank, prima ha causato un buco nei suoi conti da 4,5 miliardi di euro, poi non è più tornata ad essere profittevole. Di fatto, è una banca morta, che non produce utili e che non ha ripianato le perdite suddette.
Tuttavia, pochi sanno che il sistema bancario tedesco, alla faccia delle "privatizzazioni" e del "divieto di aiuti di stato alle banche" urlato ai quattro venti dalla Commissione europea, per il 40% - quaranta per cento! - è pubblico. Stiamo, nello specifico parlando dei circuiti Landesbank e Sparkasse. Le Landesbank tra il 2009 e il 2012 hanno accusato perdite per 14 miliardi di euro, e nel suo insieme il circuito delle banche "pubbliche" tedesche ha ricevuto 80 miliardi di euro in contanti dalle casse dello Stato tedesco, più garanzie sempre statali su altri 230 miliardi di euro. Se lo stato tedesco non l'avesse fatto, altro che Grexit, sarebbe avvenuto il Germanexit con il default della Germania tutta intera.
E ora la Commissione europea vieta all'Italia la bad bank! E impone in bail in!
Bad bank che invece la Germania ha permesso alla Spagna, altrimenti un'altra volta le banche tedesche sarebbero fallite, dato che avevano prestato enormi capitali al settore edilizio spagnolo, tramite banche spagnole, finito a carte e quarantotto dopo il crack del sub prime americani.
Su tutte, è svettata Bankia, in Spagna, velocemente nazionalizzata dopo il buco di 19 miliardi di euro emerso nel 2012. La bad bank spagnola si chiama Sareb e ha incamerato sofferenze delle banche spagnole per 51 miliardi pari a 100 miliardi di crediti marci del settore edilizio.
Ma comunque, nonostante il poderoso aiuto, Caixabank, Santander e Bbva hanno dimezzato gli utili, mentre il Banco Popular è riuscito a chiudere il 2015 con il bilancio in rosso. per 172 milioni di euro. Per meno, Banca Etruria è finita a gambe all'aria.
Ora, alla luce di questi fatti - incontestabili - per quale stramaledetta ragione il ministro Padoan ha chinato il capino e ha firmato l'accordo-capestro con la Commissione europea sulle sofferenze delle banche italiane?
Non pensiamo d'essere i soli che vogliono saperlo.
Redazione Milano