RUSSIA MOSTRA PROVE - FOTOGRAFICHE - DELL'ALLEANZA DELLA TURCHIA CON L'ISIS: ECCO COME VENDE IL PETROLIO DEI TAGLIAGOLE
mercoledì 2 dicembre 2015Dalle tre vie individuate dalla Difesa russa, lungo la quali viene convogliato verso la Turchia il petrolio rubato in Siria e Iraq dall'Isis, passano 200mila barili al giorno, un quantitativo dal quale i jihadisti ricavano due miliardi di dollari l'anno.
Sono cifre diffuse in un briefing del ministero della Difesa di Mosca, nel corso del quale sono state mostrate immagini riprese grazie a droni e satelliti. "Difficile non accorgersene", hanno sottolineato commentando i filmati i rappresentanti del ministero. In senso contrario, dalla Turchia alla Siria, passano le armi destinate ai jihadisti e i combattenti che ingrossano el fila dell'Isis: solo nell'ultima settimana sono passati duemila militanti e 120 tonnellate di munizioni.
Al briefing hanno partecipato anche gli addetti militari delle ambasciate di tutto il mondo presenti a Mosca, compresi rappresentanti italiani. Particolarmente impressionanti sono state considerate le riprese che nella zona di Silopi, risalenti al 14 novembre scorso, mostrerebbero un enorme parcheggio di autocontainer (intorno ai 3.200) pronti a partire per partecipare al traffico di oro nero del sedicente Stato islamico.
In base a quanto spiegato le direzioni che il petrolio dell'Isis prenderebbe oltre il confine turco-siriano sarebbero tre. Una verso Ovest che avrebbe uno sbocco sul mare attraverso i porti di Iskenderun e Reikhandly. "Un'altra quella settentrionale, termina a Batman, a cento chilometri dal confine siriano", hanno spiegato i militari russi. E poco distante anche dal confine con l'Iraq, altra cortina particolarmente permeabile. Un'altra ancora sarebbe quella orientale.
Mosca ha inoltre presentato agli addetti militari e alla stampa immagini di 1.722 autocontainer incolonnati, in un filmato che risale al 18 ottobre scorso. "I terroristi hanno costruito delle vere e proprie isole petrolifere", hanno aggiunto. Il briefing si è tenuto nella rinnovata sede del ministero della Difesa sul lungofiume Frunzenskaja.
A queste notizie, si aggiungono altri dettagli.
Il figlio del premier turco Erdogan, Bilal Erdogan, possiede diverse compagnie di navigazione. Avrebbe firmato contratti con compagnie che operano in Europa per trasportare il petrolio rubato in Iraq verso vari paesi asiatici. Il governo turco compra il petrolio iracheno che è prodotto tramite i pozzi petroliferi controllati dall’ISIS in Iraq. Le compagnie di navigazione di Bilal Erdogan possiedono dei pontili speciali nei porti di Beirut e Ceyhan, tramite i quali trasportano il petrolio di contrabbando dell’ISIS nelle navi cisterna giapponesi.
Gürsel Tekin, vice-presidente del Partito Repubblicano Turco, il CHP, ha dichiarato durante una recente intervista che “il Presidente Erdogan afferma che secondo le convenzioni per il trasporto internazionale non ci sarebbero infrazioni riguardo le attività di Bilal, e che suo figlio sta facendo affari normalmente con delle compagnie giapponesi, ma in realtà Bilal Erdogan è complice fino al collo con il terrorismo, ma fino a che il padre è in carica sarà immune da qualsiasi procedimento giudiziario”.
Tekin ha aggiunto che la compagnia di navigazione di Bilal che fa affari con l’ISIS, la BMZ Ltd, “è un’azienda di famiglia in cui sono soci altri parenti stretti del Presidente Erdogan; l’azienda ha inoltre abusato dei fondi pubblici e ottenuto illegalmente dei prestiti da banche turche“.
Ce n'è abbastanza per poter concludere che la Nato ha il dovere di espellere la Turchia dall'Alleanza atlantica e l'Unione europea, se non vuole essere complice della Turchia e quindi dell'Isis, ha il dovere di isolare il regime corrotto e alleato dei tagliagole islamici capitanato da Erdogan.
Redazione Milano.