DOPO L'AUSTRALIA, ANCHE LA THAILANDIA, L'INDONESIA E LA MALESIA RESPINGONO IN MARE I BARCONI STRACARICHI DI ''MIGRANTI''
lunedì 18 maggio 2015LONDRA - Dopo l'Australia anche Malesia, Indonesia e Thailandia hanno deciso di usare la linea dura per fermare l'invasione di immigrati che arrivano coi barconi sulle loro coste.
E difatti pochi giorni fa la Malesia ha respinto fuori dalle acque nazionali un barcone con a bordo oltre 500 migranti birmani e bangladesi, dopo aver fornito loro carburante e provviste.
L'imbarcazione è stata trovata al largo della costa della provincia di Penang, appena 3 giorni dopo lo sbarco di un migliaio di profughi sulla vicina isola malese di Langkawi. La Malesia non può permettersi di avere immigrati che invadono le sue rive, ha detto il viceministro dell'Interno malese Wan Junaidi Jaafar il quale ha spiegato che e' necessario inviare un messaggio giusto per far capire loro che non sono i benvenuti.
D'altra parte il suo paese negli anni scorsi ha accolto decine di migliaia di rifugiati ma adesso non puo' permettersi di accoglierne altri e questo spiega la linea dura adottata dal governo malese.
Ma la Malesia non e' la sola a usare il pugno di ferro.
Infatti altri barconi pieni di disperati sono rimasti al largo perche' la marina militare indonesiana li ha respinti e la Thailandia non ne vuole sapere di accoglierli nel suo territorio lasciando cosi' all'ONU questa patata bollente.
Ovviamente le Nazioni Unite stanno facendo pressione sui governi di questi paesi affinche' accolgano questi "rifugiati" ma nessuno vuole farsene carico perche' temono che una volta accolti ne arriveranno molti altri e la situazione non potrebbe che peggiorare.
Effettivamente e' difficile biasimare questi governi visto che stanno facendo solo cio' che e' utile per salvaguardare le loro nazioni e non e' un caso che tale notizia sia stata censurata perche' darebbe fastidio ai vari Boldrini e Alfano. E figuriamoci a Renzi.
Noi ovviamente non ci stiano e ci auguriamo che gli italiani, dopo aver letto questo articolo, scendano in piazza e chiedano di fermare questa politica folle.
GIUSEPPE DE SANTIS - Londra