CONTRO LA MINACCIA CONCRETA DELL'ISIS, L'ITALIA DEVE CHIEDERE L'INTERVENTO DELLA NATO (AMMIRAGLIO STAVRIDIS, EX NATO)
venerdì 13 marzo 2015WASHINGTON - Lo Stato islamico pare essere giunto alle stesse conclusioni di Winston Churchill, che nel 1942 defini' l'Italia il "ventre molle" dell'Europa. Con una articolo sulla "Washington Post", l'ex comandante supremo delle forze Nato e dell'intervento militare in Libia nel 2011, ammiraglio James Stavridis, prova ad analizzare l'attendibilita' delle minacce rivolte dall'Isis all'Italia e le possibili contromisure.
L'ammiraglio statunitense (in congedo da poco) esordisce citando gli iperbolici proclama di conquista di Roma pubblicati sul magazine propagandistico del Califfato, "Dabiq". Minacce che non potranno mai concretizzarsi, ma che nondimeno presentano rischi concreti per la sicurezza nazionale del Belpaese.
La retorica e le azioni dello Stato islamico sono mosse da un impulso "storico" medievale, dell'Islam, che vede nella conquista di Roma, nucleo della Cristianita', l'obiettivo ultimo di diffusione e affermazione della fede mussulmana. Pare incredibile accada nel terzo millennio, ma è così.
Nel concreto, scrive Stavridis, lo Stato islamico puo' servirsi del flusso sempre piu' vasto di profughi e clandestini attraverso il Mediterraneo e delle rotte dei contrabbandieri per infiltrare terroristi e militanti nel territorio italiano.
L'Italia, riconosce l'ufficiale, e' conscia del rischio e ha reagito adottando misure preliminari adeguate, ma e' necessario un coinvolgimento della Nato: Roma "dovrebbe ricorrere all'Art. IV del trattato istitutivo dell'Alleanza" e convocare il Consiglio della Nato a Bruxelles.
Cosi' facendo, potrebbe chiedere il sostegno delle forze navali alleate alla sua Marina e Guardia costiera, proprio come la Turchia ha ricevuto dalla Nato una protezione missilistica precauzionale in risposta alla guerra civile nella vicina Siria.
In secondo luogo, e' necessario rafforzare gli sforzi d'intelligence: all'Italia "deve essere dato accesso all'intelligence di massimo livello raccolta in Libia": cio' significa anche una piu' stretta collaborazione coi paesi arabi.
E' necessario dedicare una attenzione ancora maggiore alla sicurezza marittima: "la Guardia costiera dovrebbe pattugliare e mappare le direttrici di movimento attraverso il Mediterraneo; andrebbero impiegati pattugliatori marittimi a lungo raggio dalle basi in Sicilia, e ulteriormente rafforzata la cooperazione con Malta".
Dovrebbero essere schierati droni da ricognizione ad elevata autonomia. Da ultimo, e piu' importante, va elaborata al piu' presto "una strategia per aggredire il problema alla radice, in Libia", con un intervento europeo per "indirizzare quel paese verso la stabilita'". L'Italia, conclude Stavridis, e' il cancello d'Europa, e la Nato e l'Europa devono fare tutto quanto nelle loro possibilita' per aiutarla ad affrontare questa minaccia.
Al momento, invece, non sembra che il governo Renzi stia agendo in questa direzione. Ed è un grave errore che avrà pesanti conseguenze per l'Italia e gli italiani.
Redazione Milano.