L'OTTUSA SIGNORA MERKEL DICE NO ALLA FINE DELLE SANZIONI ALLA RUSSIA (CONTRO LA STESSA CONFINDUSTRIA TEDESCA)
venerdì 9 gennaio 2015BERLINO - "Nein!" La cancelliera Merkel si è detta contraria ad una progressiva revoca delle sanzioni europee contro la Russia. Dopo l'incontro con il premier ucraino Arsenj Jatsenjuk, ieri, la Merkel ha escluso un progressivo allentamento della politica sanzionatoria contro Mosca, anche nel caso di progressi nell'attuazione dell'accordo di Minsk per favorire una deescalation nell'Est dell'Ucraina.
"Penso che prima di revocare queste sanzioni dobbiamo vedere applicato l'accordo di Minsk nella sua interezza", ha dichiarato Merkel, che con queste parole ha chiuso alle richieste di deescalation formulate da alcuni governi europei - capofila la Francia - e da parti molto importanti del mondo politico ed economico tedesco, ad esempio la stessa confindustria.
Durante la sua visita a Berlino, il premier ucraino ha chiesto nuovi aiuti finanziari: a seguito "dell'intervento russo", infatti, l'Ucraina ha perso il 20 per cento della sua economia nazionale e la produzione industriale e' calata del 10 per cento, ha dichiarato ieri Jatsenjuk in un'intervista al quotidiano "Frankfurter Allgemeine Zeitung".
Per questo il suo Paese necessita di piu' dei 17 miliardi di dollari promessi nel 2014 dal Fondo Monetario Internazionale, denaro per altro mai arrivato a Kiev.
Jatsenjuk non ha voluto nominare somme precise, ma non ha nemmeno smentito le notizie che parlano di un ulteriore iniezione di denaro da 15 miliardi di dollari, che Kiev intenderebbe far "scucire" alla Ue.
Il suo paese - a detta di Jatsenjuk - starebbe facendo di tutto "per gestire la crisi": un impegno elogiato dalla stessa cancelliera, che ha definito le politiche del nuovo governo ucraino "ambiziose e risolute" due parole che la Merkel usa spesso...
Intanto si inasprisce lo scontro tra l'Ucraina e la Russia sui giacimenti di gas nel Mar Nero. La compagnia statale ucraina Naftogaz sta valutando l'idea di avviare un'azione legale contro la Russia: "Attualmente la nostra azienda non ha accesso a molti dei suoi giacimenti in alto mare", ha dichiarato il numero uno di Naftogaz Andrij Kobolev al quotidiano "Sueddeutsche Zeitung". Questi giacimenti, infatti, si trovano sotto il controllo della Russia, o per meglio dire sono in acque territoriali della Crimea. Uno scontro che fa emergere una sfaccettatura del conflitto tra Kiev e Mosca finora trascurata: dopo l'annessione della Crimea, infatti, la Russia - di cui ora la Crimea fa parte dopo il referendum popolare che ne ha decretato l'unione - ha rivendicato anche l'accesso esclusivo alla zona economica al largo della Penisola (nelle sue acque territoriali) compresi ovviamente i giacimenti di gas e petrolio. Naftogaz intende quindi appellarsi ai tribunali internazionali, con un esisto ovviamente nullo.
Redazione Milano