ALTRO CHE GRECIA, E' LA BCE CHE POTREBBE CROLLARE: SE NON AGISCE, AFFONDA L'EUROZONA. SE AGISCE, LA UE SI SGRETOLA
giovedì 8 gennaio 2015NEW YORK - Il mese scorso il presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, ha diffuso "Urbi et orbi" un messaggio importantissimo: l'Eurotower, ha annunciato Draghi, e' pronta a mettere in campo armi monetarie di grosso calibro per puntellare il crollo dell'inflazione nell'eurozona, un blocco di 19 paesi tra i piu' ricchi al mondo, ma mai davvero ripresisi dalla crisi del 2008. Enfatizzando ogni singola parola, il presidente della Bce ha spiegato che il consiglio direttivo della banca ha stabilito di approntare "ulteriori misure che potrebbero, se necessario, essere prontamente implementate".
In passato, la strategia degli annunci salvifici di Draghi (memorabile in "Whatever it takes" che salvo' la moneta unica e il debito sovrano di paesi come l'Italia) e' funzionata egregiamente senza bisogno di convertire le parole in fatti. Questa volta, scrive il "New York Times", le cose sono andate diversamente. Le borse non hanno reagito alle parole del banchiere, anzi, hanno virato al ribasso mentre Draghi si rivolgeva agli investitori da Francoforte. La domanda di chi ha investito in Europa e' semplice: Draghi, forse il piu' forte tra i funzionari europei, e' forte abbastanza per trascinare l'eurozona fuori dalla palude?
In molti, sostiene Athanasios Orphanides, ex membro della board Bce e professore di economia al Massachusetts Institute of Technology, cominciano a mettere in discussione la credibilita' di una banca centrale che "promette di fare 'tutto il possibile', ma poi non agisce. E' difficile non giungere alla conclusione che la Bce non abbia operato in modo tale da adempiere al suo mandato istituzionale".
Per la Bce, insomma, le nuove sfide mortali alla tenuta della moneta unica - dalla riacutizzata crisi greca alla deflazione - costituiscono una sorta di stress-test. E per Draghi, il dilemma e' di non facile soluzione: le politiche espansive che potrebbero contribuire a salvare l'eurozona finirebbero anche per dividerla ulteriormente al suo interno. E cosi', nel tentativo di rimandare l'inevitabile, il presidente della banca centrale seguita a inviare segnali, a rassicurare che il programma di acquisto dei titoli di Stato e' in cantiere.
Paralizzato dalle divisioni interne al consiglio direttivo, conclude il "New York Times", Draghi rischia di veder sfumare la finestra utile a intervenire con decisione per evitare che la deflazione dell'area euro divenga una condizione cronica. Sempre che - ammette il quotidiano - il quantitative easing sia davvero la risposta ai mali di un'economia i cui attori produttivi tendono a finanziarsi piu' attraverso i canali bancari che tramite i mercati dei capitali, come accade invece negli Usa.
Insomma, è la Grecia che potrebbe "crollare" o è la Bce che traballa? A questo punto arrivati, la domanda si pone.
Redazione Milano.