''C'E' UNA CONCRETA POSSIBILITA' CHE LA GRAN BRETAGNA LASCI LA UE'' A DIRLO E' JOHN MAJOR, CHE FU SUPER EUROPEISTA!
venerdì 14 novembre 2014LONDRA - C'e' una concreta possibilita' che il Regno Unito lasci l'Unione Europea e i paesi partner possono impedirlo solo con significative - quanto improbabili - concessioni. Lo ha dichiarato l'ex premier John Major in un discorso tenuto a Berlino, nel 25 anniversario della caduta del Muro, pubblicato integralmente dal quotidiano "The Telegraph" di Londra.
Ricordando "l'arbitraria e brutale divisione dell'Europa" sanata dalla riunificazione della Germania, l'esponente conservatore avverte che oggi un grande paese, il suo, potrebbe lasciare l'Ue.La Gran Bretagna non e' stata un partner facile, dice. C'e' sempre stata "una minoranza dissenziente" - spiega - che e' cresciuta man mano che la cooperazione si e' spostata dall'economia alla politica, arrivando a un punto critico.
"Per la prima volta c'e' la concreta possibilita' che l'elettorato voti per lasciare l'Ue", afferma l'ex primo ministro, un tempo europeista ultra convinto, che stima la probabilita' di uscita al momento appena sotto il cinquanta per cento. La percentuale, a suo parere, potrebbe salire se la promessa rinegoziazione dei termini dell'appartenenza, prima di un referendum da tenersi nel 2017, non andasse a buon fine. Da annotare a margine che tutti gli ultimi sondaggi sono concordanti, al riguardo: si andasse al voto ora sull'appartenenza della Gran Bretagna alla Ue, i no vincerebbero con ampio margine, sopra il 57%.
Major chiede ai partner europei di rendersi conto che "siamo vicini a una rottura che non e' nell'interesse di nessuno". La frustrazione britannica, assicura, non e' uno scherzo e non e' piu' di nicchia; la preoccupazione sull'emarginazione britannica al di fuori dell'area dell'euro e' condivisa anche da voci rispettabili.
Major - riferisce il Telegraph - appoggia la scelta del primo ministro, David Cameron, di offrire la possibilita' di un referendum "dentro-fuori" perche' in democrazia "non si puo' ignorare l'opinione pubblica" e perche' "le dispute europee hanno distorto la politica britannica" ed e' tempo di "impostare le relazioni future una volta per tutte", e "cio' puo' essere fatto solo se l'appartenenza viene confermata dall'elettorato".
La nuova Commissione, prosegue Major, deve affrontare gravi problemi, a cominciare dalla crescita stentata e dalla disoccupazione. Per questo "abbiamo bisogno di riforme in Europa", nel senso della competitivita', della sussidiarieta' e della legittimazione democratica. "La liberta' di circolazione dei cittadini - afferma - e' un principio fondamentale dell'Unione e cosi' deve restare" e la posizione britannica al riguardo, una posizione che avrebbe qualunque altro paese sottoposto alla stessa pressione migratoria, "e' tanto convincente quanto fraintesa". E' una questione di numeri: mentre altrove in Europa la popolazione decresce, nel Regno Unito e' aumentata del sette per cento in un decennio.
"Spero - continua - che i nostri partner europei comprenderanno il nostro dilemma e ci aiuteranno a trovare una soluzione", nella consapevolezza che negare questo aiuto alimentera' l'euroscetticismo. In caso di divorzio dall'Unione Europea il Regno Unito avrebbe forse una voce piu' debole nel mondo, ma non diventerebbe "una potenza ridimensionata", nè perderebbe investimenti perche' sarebbe meno attraente fuori dal mercato unico. Anzi, esserne fuori attirerebbe capitali in fuga dalla gabbia dell'euro e della Ue. E d'altra parte, l'Europa perderebbe la sua seconda economia - che ora dati alla mano è diventata la prima - e uno dei due paesi con una significativa capacita' militare, anche nucleare.
C'e' da auspicarsi - conclude Major - la fine della retorica su "un'unione sempre piu' stretta" e un approccio pragmatico per attuare le riforme necessarie. Riforme che però dovrebbero essere affidate all'anatra zoppa Juncker, la cui credibilità e immagine perfino personale è ampiamente screditata.
Redazione Milano