DA GENNAIO A DICEMBRE 2013 HANNO CHIUSO 83.735 ATTIVITA' NEL COMMERCIO, RISTORAZIONE, TURISMO / E' UN'APOCALISSE.
venerdì 24 gennaio 2014Da gennaio a dicembre 2013 hanno cessato l'attivita' 83.735 imprese nei settori del commercio, dell'alloggio e della somministrazione, per un saldo finale negativo di 22.616 aziende perdute per sempre. Un'emorragia conseguente al prolungarsi della crisi del mercato interno e confermata dai dati Istat sulle vendite, che registrano un calo del 2,1% sull'anno: siamo l'unico Paese tra i cosiddetti 'Big Five' europei (Germania, Francia, Regno Unito, Italia e Spagna) a non ripartire.
E' quanto emerge dai dati dall'Osservatorio Confesercenti. Tra le imprese, cresce solo il commercio fuori dai negozi: gli ambulanti mettono a segno un saldo positivo di 3.334 unita', mentre la base imprenditoriale di imprese attive nel commercio via internet aumenta di 530 aziende. Da segnalare, a parte, l'altissimo tasso di rotazione tra aperture e chiusure registrato dalle imprese che operano come intermediari del commercio: durante i dodici mesi del 2013 sono state 18.149 ad avviare l'attivita', contro 18.041 cessazioni per un saldo sostanzialmente stabile (+108).
I dati di novembre 2013 dell'Istat sulle vendite al dettaglio parlano chiaro: -2,1% nei primi undici mesi dell'anno, variazione nulla (+0,0) rispetto ad ottobre. Siamo l'unico Paese tra i cosiddetti 'Big Five' d'Europa ad essere fermi sul fronte della domanda interna.
La crisi investe quasi tutti i settori merceologici. Diminuiscono fortemente le imprese attive nel dettaglio moda e tessile, che vedono 11.510 chiusure, con un bilancio in perdita di 5.994 unita'. In particolare, si segnalano i saldi negativi tra gennaio e dicembre delle imprese attive nel commercio carburanti (-1.180), per quelle del commercio di giornali, riviste e periodici (-696), e anche per il dettaglio carni e ortofrutta (rispettivamente -780 e -146 unita'). Per quanto riguarda alloggio e somministrazione, invece, a soffrire di piu' sono le imprese attive nella ristorazione, che hanno registrato oltre mille chiusure al mese durante l'anno, per un saldo finale negativo di 3.586 unita'. Un risultato di poco peggiore di quello delle imprese attive nel servizio bar (-2.995). Giu' anche l'alloggio (-690).
Se l'emorragia di imprese del commercio al dettaglio in sede fissa sembra essersi concentrata piu' sulle regioni meridionali, nell'alloggio e somministrazione la situazione e' inversa. A registrare il saldo peggiore e' infatti la Lombardia (-752 imprese), seguita da Emilia Romagna (-728) e Piemonte (-712).