STRATEGIE / COME FARE A SMANTELLARE LA BANCA CENTRALE EUROPEA E FAR RINASCERE LA VALUTA NAZIONALE ITALIANA.
martedì 7 gennaio 2014Milano - L'aspetto centrale di qualsiasi strategia di smantellamento dell'euro, riguarda il destino della Banca Centrale Europea, il vero fulcro di potere e ricchezza finanziaria dell’attuale classe dominante.
La BCE ha un capitale sociale di circa €10 miliardi, di cui €1,25 miliardi versati da Banca d’Italia (12,5% di quota azionaria), che in teoria andrebbero persi nel caso in cui l’euro scomparisse come moneta. Ma rimarrebbe ancora in piedi la questione legata alla ridenominazione degli attivi di bilancio che ad oggi superano i €200 miliardi.
La parte di attività in euro dovrà sicuramente essere ridenominata nelle varie valute nazionali e poi utilizzata per coprire le passività in euro, rappresentate principalmente dai depositi di riserve detenuti dalle varie banche europee e straniere.
Mentre ben altra destinazione dovranno avere le attività denominate in valuta estera e le riserve auree, visto che Banca d’Italia ha versato a suo tempo €5 miliardi complessivi di oro (15% del totale) e valuta estera (yen e dollari). Queste riserve dovranno rapidamente rientrare in patria e servire come ulteriore garanzia a sostegno del corso della nuova lira, qualora dovessero iniziare improbabili attacchi speculativi ribassisti nei confronti della nostra moneta nazionale. A chi interesserebbe infatti una lira troppo svalutata? Non certo a tedeschi, francesi e americani, che con la nostra ritrovata competitività commerciale dovranno fare i conti.
Invece i €900 e passa miliardi di banconote circolanti di proprietà del portatore verranno convertite a vista in nuove monete nazionali dalle rispettive banche centrali, mentre gli attivi corrispondenti alla parte di banconote trattenuta dalla BCE (€73 miliardi circa) verrà nuovamente spartita fra le autorità monetarie dell’eurozona.
Ma c’è un altro grande mistero che aleggia intorno alla faccenda della liquidazione della BCE, che riguarda i famigerati crediti/debiti del sistema di pagamento transfrontaliero TARGET2. Secondo i ripetuti chiarimenti forniti dagli stessi funzionari e governatori della BCE, questi saldi contabili sarebbero solo degli indicatori statistici e non avrebbero alcun valore effettivo, ma c’è da giurarci che i tedeschi, i quali hanno maturato negli anni un credito di oltre €500 miliardi, rivendicheranno il risarcimento di questa quota in valuta estera.
Trattandosi infatti di crediti e debiti delle banche centrali che si maturavano ad ogni scambio commerciale o finanziario che avveniva fra i residenti dei paesi membri dell’eurozona, questi saldi rispecchiano quello che un tempo veniva finalizzato tramite i passaggi di valuta nazionale.
Se venisse concordata questa linea di pensiero, l’Italia, che ha un debito di €200 miliardi circa, dovrebbe conferire ai creditori, in base ad un preciso programma di rientro, il corrispettivo in moneta nazionale della passività maturata.
Ma ripetiamo che si tratta di ipotesi, perchè essendo la moneta unica tra Stati sovrani un’eccezione e un’anomalia senza precedenti nella storia internazionale, la sua frantumazione aprirà sicuramente parecchie diatribe e controversie.
Tratto da un articolo di Piero Valerio - Associazione Riconquistare la Sovranità.