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PER SCREDITARE LE PROTESTE POPOLARI CONTRO GOVERNO EURO E UE VALE TUTTO, A PARTIRE DA UN FUMOSO SCALDALO DEL CALCIO.mercoledì 18 dicembre 2013Con puntualità degna di un treno svizzero più che dell’italico stivale, è arrivata l’ennesima puntata del tormentone calcio scommesse. Una telenovela iniziata nel lontano 1980 con gli arresti spettacolo dei calciatori direttamente sui campi di calcio con tanto di camionette della polizia a centro campo. Nel corso degli anni, gli scandali legati al mondo del calcio sono riemersi in concomitanza con periodi piuttosto difficili per il mondo politico od economico nostrano. Si pensi, ad esempio, alla calciopoli del 2006, emersa in concomitanza con il secondo governo Prodi, passato alla storia per essere stato il governo con il maggior numero di ministri e sottosegretari della storia e naufragato miseramente due anni dopo. Il nuovo scandalo calcio scommesse arriva sulle tavole degli italiani in concomitanza con le proteste del cosiddetto “movimento dei forconi” contro le politiche del governo Letta e contro l’Euro e la UE. Come diceva Agatha Christie, una coincidenza è una coincidenza, ma quando iniziano ad essere un po’ troppe, rappresentano un indizio. Occupandomi di comunicazione, non posso non notare che l’atteggiamento tenuto dai media nostrani riguardo le proteste del movimento dei forconi è stato da manuale e, probabilmente, Goebbels se ne compiacerebbe. Cercherò di spiegami meglio nelle prossime righe. Il movimento di protesta è stato sostanzialmente ignorato fino al giorno prima che le manifestazioni avessero inizio da tutti i media tradizionali (TV, radio, carta stampata), tanto che della sua esistenza si sapeva solo attraverso il passa parola su internet e poco più. Questa, normalmente è la tecnica standard usata per occultare le notizie scomode. Basti ricordare lo spazio che veniva dato in televisione alla Lega ed alle sue proposte ai tempi d’oro. Quando è stato chiaro che il movimento dei forconi era tutt’altro che una boutade informatica, con presidi capillari in tutto il paese, la strategia è mutata e si è puntato sul discredito. Raramente ho sentito una concentrazione di aggettivi negativi per definire dei manifestanti come quelli usati nei confronti del movimento. Senza contare che si è cercato di attribuirgli la responsabilità di tafferugli e incidenti che, in realtà, erano stati creati da gruppi che nulla avevano ed hanno a che spartire coi forconi. La stampa è arrivata addirittura ad attaccare uno dei leader per l’auto usata. Peccato che quella macchina abbia un valore più basso di una comunissima utilitaria. Riguardo agli incidenti ed agli scontri, è invece da evidenziare come il movimento abbia saputo isolare prontamente le teste calde e mantenere le proteste nell’ambito della civiltà e della non violenza, a dispetto della crisi e degli animi esasperati dei cittadini. E questo è un merito non di poco conto. Avendo fallito anche con il secondo tentativo di ridurre al silenzio la protesta o di fargli perdere consenso, ecco che riappare il calcio scommesse, uno scandalo appunto buono per tutte le stagioni ed in grado di distogliere l’attenzione di buona parte del pubblico dai problemi reali (ricordo che il quotidiano più letto in Italia è un foglio rosa che parla solo di sport). Quanto finora visto sul modo di trattare la protesta, comprese le dichiarazioni stizzite della classe politica, ricalca in buona misura le tecniche di propaganda e censura utilizzate dai regimi. Facendo, ovviamente, le debite proporzioni, i tentativi di infiltrazione da parte di frange violente mi ricorda molto l’incendio del Reichstag operato dai nazisti e fatto ricadere sui comunisti, così come lo scandalo del calcio scommesse può essere paragonato all’invasione argentina della Falkland per distogliere l’attenzione della popolazione dal disastro economico e sociale operato dalla dittatura militare. Si tratta di paragoni forti, me ne rendo conto, ma qui stiamo discutendo di tecniche usate, ed il meccanismo appare sinistramente simile. Diviene quindi necessario prestare la massima attenzione perché la protesta rimanga pacifica e non cada nei tranelli di un sistema, quello dell’euro e dell’oligarchia UE, che teme al massimo livello la volontà popolare, come il leader dell’UKIP Nigel Farage ha più volte stigmatizzato nei suoi discorsi. Oggi, la battaglia non è più solo tra contrari e favorevoli all’euro, ma tra chi crede ancora nella democrazia come espressione della volontà del popolo e chi, invece, ritiene che il popolo sia solo una massa informe di dati statistici da utilizzare per il proprio tornaconto personale come sta attuando la Commissione Europea. Per questo motivo, ognuno deve dare il suo contributo per mantenere la protesta nei giusti argini della legalità e della non violenza. Gandhi ha tracciato una via maestra che ancora oggi può essere percorsa per la libertà dei popoli europei dal giogo della Commissione UE e dei suoi solerti esecutori. Luca Campolongo ![]() |
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