REPORTAGE INDIPENDENTE / PARLA UN ITALIANO TRASFERITOSI 10 ANNI FA: ''L'UNGHERIA ORA E' UNA MERAVIGLIA. E' CASA MIA''.
mercoledì 11 dicembre 2013Budapest - Generalmente gli italiani conoscono poco della storia, delle usanze e soprattutto dell’origine del popolo ungherese. La storia nota si ferma alla prima guerra perché si parla d’Austria - Ungheria, oltre a ciò, generalmente, la conoscenza di questo antico popolo non va. Chi è stato in Ungheria è subito colpito dalla complessità della lingua, ma nessuno si chiede il perché, quali siano le origini di questo popolo che incredibilmente dalle steppe euro-asiatiche si stabilì nel bacino dei Carpazi.. Per capirlo invece bisogna risalire proprio alla discesa delle sette tribù che l’elessero a loro residenza.
In Italia, molti confondono Budapest con Bucarest, si crede che siano slavi, un popolo dell’est al pari dei bulgari o ucraini…. un badantiland. Niente di più falso e sbagliato. L’Ungheria non è un paese dell’est, ma della Mitteleuropa, quella Europa centrale che apparteneva alla duplice monarchia asburgica.
Raramente gli ungheresi emigrano e se lo fanno per gravi necessità è solo una questione temporanea, sono legati a filo doppio alla loro terra, una terra ricca di cultura, di tradizioni, di risorse naturali, ma che le guerre hanno distrutta, divisa, depredata.
In Ungheria venivano i poveri italiani a lavorare prima della Grande Guerra, questo era il granaio dell’Impero e lo sviluppo era in espansione. La perdita della guerra ed il successivo trattato di Trianon, che in modo criminale ridusse il paese ad un terzo della sua superficie, togliendo anche oltre un terzo dei suoi abitanti di lingua magiara, trasformarono un grande regno in un piccolo paese. Uno scandaloso errore che nessuno ha ritenuto giusto correggere. Una seconda guerra persa, l’occupazione sovietica, mezzo secolo di comunismo, un comunismo, dopo la rivolta del 1956, trasformato, come dicono loro, in un guyas socialismo non ha certamente aiutato ad una crescita parallela agli altri paesi dell’Europa occidentale, anche se ebbero un socialismo casereccio molto aperto in confronto agli altri del blocco sovietico.
L’errore di un cambio di regime repentino, senza possibilità di una lenta introduzione nel mercato libero, la incapacità dei governi, la rapacità del capitalismo occidentale hanno messo in ginocchio per la terza volta in un secolo questa nobile nazione.
La ripresa oggi si vede in ogni campo. Mentre noi, purtroppo, siamo in discesa, qui sono in salita, una salita dura, aspra, ma la volontà d’arrivare in cima c’è. In questa situazione il sociale è stato in gran parte abbandonato, e questo per una popolazione che era stata abituata al sociale più completo è uno shock.
La gente vive in un mondo globalizzato dove tutto ciò che è nuovo tecnicamente ha più o meno gli stessi prezzi che in tutta Europa, ma gli stipendi invece, non sono stati adeguati a questo continuo cambiamento e sviluppo della tecnologia.
Tutto ciò depaupera sempre di più i risparmi che se ne vanno in attrezzature, apparecchi, auto che non vengono in gran parte prodotti in loco ma importati.
La dignità, l’orgoglio di questo popolo non fa accorgere un turista frettoloso delle differenze sociali che purtroppo il nuovo sistema ha portato in questo mondo abituato ad un grigio conformismo, in superficie egalitario.
L’Ungheria è bella, la popolazione gentile, educata e di una generosità a noi sconosciuta, non esiste la criminalità alla quale ormai l’Italia ci ha abituato, il clima è buono, come l’enologia e la gastronomia. Cosa si può pretendere di più?
Per questo motivo abbandonai, ormai dieci anni or sono, quell’Italia, tanto amata ma che non riconoscevo più, che mi faceva sentire un esule in Patria, a questo punto meglio è stato esserlo all’estero.
Estero per modo di dire perché qui ho ritrovato quell’atmosfera che mi ricordava i miei anni giovanili, quindi un semplice ritorno a casa.
Antonio Dal Fabbro - Budapest