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IN CATALOGNA ''NASCE'' UN PARTITINO DI ESTREMA DESTRA PRONTO AD AGGREDIRE IL MOVIMENTO PER L'INDIPENDENZA (GUERRA CIVILE?)mercoledì 23 ottobre 2013Barcellona - Fino a poco tempo fa la reazione spagnola alla ventata indipendentista della Catalogna si era limitata alle allusioni minacciose di alcuni esponenti politici, in primis del Partido Popular, ed alle minacce assai più esplicite di un certo associazionismo legato al mondo militare che non si sottraeva dall’evocare lo spettro di un intervento militare centrale nel caso la crisi istituzionale in atto precipitasse verso l’esito da tanti atteso o deprecato. Ora, da qualche settimana l’aria è divenuta alquanto più pesante soprattutto per causa dell’emergere di un movimentismo nazionalista che sembra aver deciso di passare alle vie di fatto. Non si tratta certo di grandi masse fanatizzate, semmai di una piccola galassia di gruppuscoli capaci di attrarre ciascuno non più di qualche centinaio di militanti. Ma il riscontro nella società castigliana e non solo seppur ancora ampiamente entro i limiti di guardia è in crescita, secondo diversi attenti analisti delle dinamiche politico-elettorali iberiche. A tutt’oggi il Partido Popular con le sue varie anime (centrista-liberale, tecnocratica e nazional-tradizionalista) ha occupato interamente la parte destra dello spettro e l’opposizione di sistema si è incarnata in epifenomeni riconducibili alla sinistra democratica o anti-capitalista basti pensare alla breve stagione degli “Indignados”. Ma è proprio l’accelerazione del catalanismo ed una quasi parallela ripresa del separatismo basco (mai venuto meno , per la verità) questa volta fortunatamente pacifico ad alimentare un malessere ancora non registrato dal sismografo dell’urna e che potrebbe riservare qualche sorpresa già nel prossimo test europeo del maggio 2014. Il neonato “Partido por la Libertad” come l’omologo “Espana 2000” portano avanti piattaforme identitarie affini a quelle della “Platforma por Catalunya” di Josip Anglada che qualche successo ha ottenuto proprio, ironia della sorte, in Catalogna con un programma anti-immigrazione e anti-islamico parente abbastanza stretto di quello del Front National francese e di altri simili esperienze populiste europee. La saldatura tra la crisi economica che sta dispiegando proprio ora i suoi dirompenti effetti e il mito della “patria in pericolo” può fornire propellente all’affermazione di costoro. Più inquietudine destano formazioni come “Alianza Nacional”, “Democracia Nacional”, vicine all’iconografia tipica del neo-nazismo che assieme alla mai defunta “Falange Espanola” hanno dato vita ad una concentrazione ultrà decisa a contrastare in ogni modo “la deriva disgregatrice dell’Hispanidad”. E le prime manifestazioni di queste velleità non lasciano intravvedere alcunché di buono per la coesistenza pacifica tra le varie parti del vecchio impero. Basti, a mo’ di esempio citare la spettacolare contestazione, con tanto di spintoni e sganassoni, della Diada catalana (l’anniversario della perduta indipendenza datata all’11 settembre 1713) avvenuta nella sede di rappresentanza madrilena della Generalitat. Solamente un mese dopo, in coincidenza con il “Dìa de la Hispanidad”,durante la manifestazione per l’unità in quel di Piazza Espana (nel cuore della capitale “ribelle”), il “Fuhrer” di Alianza Nacional, Pedro Pablo Pena, si è lasciato andare a dichiarazioni davvero pesanti ( è il caso di dire) come il piombo: “Faremo come l’ETA” , ha arringato il tribuno, “Abbiamo quanto necessario. Non condanniamo il sangue, ma il tradimento” Per la cronaca, parte della piccola piazza ha preso le distanze pur continuando ad etichettare con epiteti ingiuriosi il Presidente catalano Màs. Va in questa direzione anche la campagna-choc a base di manifesti ed auto-adesivi nella quale si chiede il diritto di decidere se “Màs è un figlio di…”. Insomma, nel paese che fu del “Viva la muerte” di franchista memoria e nel quale il terrore fascista, anarchico ed anticlericale si sono contrapposti con incredibile violenza gli anticorpi del quieto vivere democratico sono sotto attacco. L’unico auspicio è che quanti più possibile rimangano con la testa sulle spalle. Per evitare che un raffreddore divenga polmonite. Articolo scritto da Salvatore Antonaci ![]() |
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