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L'INPS, LE PENSIONI, IL SISTEMA CONTRIBUTIVO: ECCO COME E PERCHE' MORIRETE DI FAME DOPO 40 ANNI DI VERSAMENTImercoledì 18 settembre 2013Milano - La maggior parte degli italiani, e dei lavoratori in particolare, probabilmente ignora il meccanismo con cui l’INPS rivaluta i contributi che ogni anno versano nel carrozzone pubblico nella speranza di vederli , un giorno molto lontano, tornare nelle loro tasche sotto forma di pensione. Con il passaggio al sistema contributivo, di cui poi spiegheremo il significato, tutti i contributi versati dai lavorati vengono rivalutati annualmente sulla media del PIL quinquennale. Cosa significa questo? Facciamo un esempio concreto: ipotizziamo che il PIL sia cresciuto dell’1% all’anno negli ultimi 5 anni. La media sarà ovviamente 1% ed i nostri contributi (tutti, non solo quelli versati nell’ultimo anno) riceveranno una rivalutazione di tale importo. Cosa succede se, come in questi ultimi anni, il PIL è in negativo? Semplice: tutti i contributi versati, anziché rivalutarsi, si svalutano, ovvero si riducono. Tradotto in parole più semplici: le nostre pensioni saranno decisamente più basse. E calcolando che la media è quinquennale, un solo anno di PIL negativo incide per ben cinque anni nei calcoli. Figuriamoci se, come nel caso dell’italico paese, il PIL è negativo per più anni consecutivamente. Il rischio concreto è che i lavoratori, al momento di andare in pensione, si vedano restituire meno di quanto hanno versato! La cosa assurda è che un qualsiasi contratto assicurativo (quindi con una società privata) che investa in una gestione separata, prevede per lo meno la garanzia del capitale versato e in certi casi pure un rendimento minimo garantito. Qualcuno potrebbe obiettare che lo stato non può fallire, mentre una compagnia di assicurazione sì. Ne siamo proprio sicuri? Di esempi di stati falliti che hanno arbitrariamente tagliato le pensioni sono pieni i notiziari. Il grave, è che questo meccanismo va ad intaccare soldi del singolo lavoratore, in quanto il sistema contributivo prevedere che ogni lavoratore percepisca una pensione in base alla somma dei contributi da lui versati. Semplificando un po’ le cose, giusto per farci capire, ipotizziamo di aver versato nel corso della nostra vita lavorativa 80.000 euro di contributi e che per una favorevole congiuntura del PIL siano diventati 100.000. Bene, 100.000 euro torneranno al lavoratore come pensione, spalmati su un numero di anni pari alla sua speranza di vita residua. I conti sono in realtà un po’ più complessi, ma la sostanza è quella. Appare quindi evidente come lo stato italiano “giochi” con soldi che non sono suoi e che se fossero lasciati nelle mani dei singoli lavoratori, con l’obbligo comunque di accantonarli in qualche forma, consentirebbero loro di avere pensioni sicuramente più. Quello che fa ancor di più irritare è che i politici che hanno imposto simili sacrifici alle attuali generazioni di lavoratori che, nella migliore delle ipotesi, andranno in pensione con il 40% dell’ultimo stipendio, sono gli stessi che crearono le generazioni di baby pensionati con 16 anni di contributi o che partorirono l’aberrante sistema pensionistico retributivo dove la pensione era agganciata alla media degli ultimi anni di stipendio o reddito e non agli effettivi contributi versati dal singolo lavoratore. Chi oggi sta imponendo ai cittadini italiani è lo stesso che negli ultimi 35-40 anni ha devastato il sistema previdenziale ed assistenziale italiano con sprechi allucinanti. All’estero, politici del genere sarebbero stati cacciati a pedate nel sedere alle prime elezioni utili, in Italia è stato sufficiente cambiare il nome ai partiti per farli tornare comodamente ad occupare poltrone di responsabilità, come l’illustrissimo professor Giuliano Amato, dall’alto dei suoi 30.000 euro di pensione mensili e fresco di nomina quale membro della corte costituzionale. E’ bene che gli italiani sappiano come vengono gestiti i soldi con cui dovranno vivere (ma è meglio dire morire, visti gli importi che percepiranno), dopo 40-45 anni di lavoro. Luca Campolongo Resp. Consulenza e Sviluppo Nuovi Mercati www.sosimprese.info consulenza@sosimprese.info
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