GRILLO: IL DEBITO PUBBLICO VA RISTRUTTURATO O FALLIREMO IL GOVERNO SI OCCUPA DEI PROBLEMI DEL MONDO MA NON DEGLI ANZIANI
mercoledì 10 luglio 2013Roma - "Il debito pubblico ci sta divorando. Paghiamo 100 mld di euro l'anno di interessi. Solo quest'anno per non fallire dovremo vendere 400 mld di titoli. Ne' Berlusconi, ne' Monti ne' Letta sono riusciti a frenare il debito. Gli interessi sul debito, la diminuizione delle entrate fiscali causate dal fallimento di massa delle imprese, alla disoccupazione e al crollo dei consumi rappresentano la certezza del prossimo default. Non c'e' scelta il debito pubblico va ristrutturato''. Lo ha dichiarato il portavoce del M5S Beppe Grillo, leggendo una dichiarazione in apertura della conferenza stampa in corso al Senato.
''Dovreste vergognarvi perche' parte dello sfacelo e' colpa vostra. Se siamo un Paese semilibero e' anche colpa della vostra informazione''. Lo dice sempre Beppe Grillo rivolgendosi ai giornalisti. "Ho suggerito a Napolitano di andare in tv, a reti unificate, e dire la verita' al Paese. Non c'e' piu' tempo"."A Napolitano ho detto che si e' assunto una responsabilita' immane, cerchi di fare qualcosa - ha detto Beppe Grillo evocando anche la possibilita' di uno scioglimento delle Camere. "Se ritiene, Napolitano vada in televisione" a spiegare la situazione al Paese, ha aggiunto. Il leader M5S ha parlato di una situazione da "economia di guerra", in cui bisognerebbe aiutate le imprese portando l'Irap, "una tassa estorsiva", alla media Ue, introdurre i dazi a tutela di alcune produzioni italiane, rinunciare agli F35 e terminare la missione in Afghanistan: "Ci occupiamo dei problemi del mondo e abbandoniamo i nostri anziani". Il riferimento all'accoglienza dei clandestini in arrivo dal Nord Africa è evidente.
E ancora: "La nazione è una pentola a pressione che sta per saltare. E il governo si balocca.L'Italia è una Caporetto e il Parlamento è esautorato. Il governo fa i decreti legge, il Parlamento approva a comando. Non siamo più una Repubblica parlamentare e forse non siamo più una democrazia".
Redazione Milano